La vicenda dei profughi/migranti si arricchisce di un nuovo capitolo: la ricetta della UE per arrestare o quantomeno rallentarne il flusso passerebbe per un pagamento alla Turchia in modo che li faccia rimanere confinati nei campi profughi sul suo territorio, che già ospitano milioni di sfollati.
Lasciamo per ora perdere considerazioni rispetto al reale uso che Ankara farà dei fondi ricevuti e non curiamoci neppure della vaga sensazione si tratti di una specie di “tangente” pagata ad Erdogan (ora non riesce a fermarli, nonostante il grosso delle spese lo paghi l’ONU, come pensa di riuscirci dopo?) e veniamo al tema dell’efficacia dell’accordo.
Se questa scelta può forse risultare efficace nel breve periodo, almeno per riorganizzarsi le idee e cercare una volta per tutte di fare fronte comune rispetto alla gestione dei migranti (utopia, ma facciamo finta di crederci), serie questioni si pongono sulla sostenibilità nel medio lungo termine, visto che la stessa Turchia si trova alle prese con spinte centrifughe e con una spirale di violenza che potrebbe portare ad una destabilizzazione dalle conseguenze difficilmente prevedibili.
In conclusione: la sensazione e’ quella di stare pagando un supplemento per la dilazione di una cambiale che, presto o tardi, ci ripiomberà addosso nella sua gravita’ se non si affrontano le cause stesse dell’esodo, che sono guerra, insicurezza e sottosviluppo economico.


Massimo Bernacconi é l’anima di Candidati Senza Voce, nonché l’elemento trainante…