Il 10 febbraio del 1947 l’Italia ratifica il trattato di pace e la fascia costiera dell’Istria passa sotto amministrazione jugoslava (zona B); il resto dell’Istria, Fiume e Zara passano in maniera definitiva sotto sovranità jugoslava. La fascia costiera da Monfalcone a Muggia va sotto amministrazione alleata (zona A) mentre Gorizia e il resto della Venezia Giulia tornano sotto la sovranità italiana.
Sentendo raccontare certi fatti del nostro passato viene spontaneo chiedersi dove fosse l’uomo, ed è la domanda che dovrebbe scuotere le coscienze italiane quando si celebra il Giorno del Ricordo: perchè di fronte all’eccidio di oltre diecimila essere umani e all’esodo di massa di trecentocinquantamila si deve tenere desta la memoria per non permettere che la barbarie torni a dominare.
C’è solo una cosa da fare quando si parla del Giorno del Ricordo: RICORDARE. Prima ricordare la ragione per cui gli italiani sono dovuti andare via, e che una volta inglobati dalla Jugoslavia, videro sparire dalla mattina alla sera i loro nonni, i papà, le mamme, le sorelle e i fratelli. Ricordare cosa significasse per loro tornare a casa non sapendo se si avrebbero ritrovato i propri cari. Ricordare cosa significasse pensare a un familiare sparito e poi sepolto in un bosco, annegato in mare, gettato in una foiba, costretto a morire nelle marce forzate o fucilato nel campo di concentramento di Goli Otok. Ricordare che bisognava cercare comunque di convivere almeno all’inizio e dover improvvisamente mettersi a parlare una lingua mai conosciuta prima, avere documenti con scritte che non si capivano, essere privati della casa, della terra e delle proprie attività. Ricordare infine il grido continuo: “Questa non è Italia, tu devi andare via di qui, altrimenti sparisci!”. La progressiva deprivazione morale è stata l’antefatto all’esodo.
RICORDARE poi l’esodo,la persecuzione morale. Un campo di transito e sterminio per gli ebrei, é stato anche un campo di concentramento per gli istriani. 109 sono stati i campi del genere in Italia, nei quali hanno conosciuto il filo spinato e la discriminazione. E tutto questo in una paradossale situazione in cui l’Italia cercava di far derubricare quanto stava avvenendo come una semplice questione di confine, per placare l’opinione pubblica. E nel frattempo si era arrivati a dividere una città a metà, Gorizia, e tutto ciò nell’indifferenza generale. Poi c’erano il caos e la strumentalizzazione politica: chi diceva che avevano diritto a difendersii e chi li aveva già condannati a perdere la dignità, le origini e le proprietà. Sono stati barattati i loro beni per saldare debiti di guerra alla Jugoslavia, senza che fosse loro riconosciuto alcunchè, alla faccia del Trattato di Parigi.
Oggi si fa un gran parlare di profughi e dei problemi che dà la loro gestione. Essi non hanno mai creato problemi, anzi hanno messo i doveri prima dei diritti. Si sono integrati in silenzio, andando a scuola se si era piccoli e al lavoro se si era grandi, e cercando di rifarsi velocemente per dare un futuro alla propria famiglia.
Questo è ciò che bisogna ricordare nel GIORNO DEL RICORDO.
(da Giorgio Aquilante, consigliere nazionale dell’ Associazione Nazionale Venezia Giulia e Dalmazia, prima promotrice dell’istituzione della Giornata del Ricordo riconosciuta ufficialmente nel 2004).


Massimo Bernacconi é l’anima di Candidati Senza Voce, nonché l’elemento trainante…