La Germania e i Paesi Bassi hanno tratto enormi benefici dall’euro nei vent’anni trascorsi dal suo lancio, mentre per quasi tutti gli altri membri la moneta unica ha rappresentato un serio freno alla crescita economica.
E’ quanto emerge da uno studio condotto dal Center for European Politics, che mostra come i Paesi membri che hanno promosso in questi anni l’ortodossia di bilancio, e hanno criticato il salvataggio dei Paesi più indebitati, siano stati i maggiori beneficiari della valuta unica.
Dal 1999 al 2017, i tedeschi, secondo lo studio, sono diventati mediamente più ricchi di 23.000 euro rispetto a quello che sarebbero stati senza l’euro.
Ma perché la moneta unica influisce così tanto nel rapporto tra produttività e sviluppo dell’economia? La spiegazione è semplice: in passato, per colmare gap di mancata evoluzione della produttività, l’Italia utilizzava lo strumento, fin troppo abusato, della svalutazione monetaria.
Una lira debole, ci permetteva comunque di essere competitivi sui mercati internazionali, nonostante la nostra produttività fosse inferiore a quella dai nostri competitor. Con l’arrivo dell’euro, il giochetto della svalutazione non è stato più possibile, e il nodo di una mancata crescita della produttività è venuto drammaticamente al pettine.
Abbiamo deciso di competere con grandi Paesi, come Germania e Francia appunto, e per farlo ora dobbiamo utilizzare gli stessi mezzi, ossia l’innovazione, gli investimenti, la ricerca. Tutte armi che in Italia da anni risultano spuntate, per colpe tanto della politica che della classe imprenditoriale.
In tutto questo scenario dunque, l’euro non ha fatto altro che mettere in evidenza questa palese arretratezza del nostro sistema produttivo. Ci sarebbe stato tutto il tempo per rimediare, e forse c’è ancora, l’importante sarebbe però non addossare tutte le colpeall’euro, il cui funzionamento andrebbe comunque magari in parte migliorato, ma cercare di individuare le debolezze strutturali della nostra economia e intervenire su di esse. A cominciare proprio dalla produttività.


Massimo Bernacconi é l’anima di Candidati Senza Voce, nonché l’elemento trainante…