ACCADDE OGGI, IL 2 FEBBRAIO 1968
“LA PRIMAVERA ITALIANA” (IL SESSANTOTTO)
Le occupazioni del dipartimento di Igiene e della facolta di Lettere danno inizio alle manifestazioni studentesche a Roma e all’ondata di occupazioni delle università.
La protesta s’allarga immediatamente in tutte le università italiane. La polizia interverrà duramente in più occasioni, tanto che a Firenze il rettore Giacomo Devoto si dimetterà per protesta contro il prefetto.
Il Sessantotto fu un fenomeno prima di tutto giovanile, ed in modo particolare studentesco. Caratteristica peculiare che fa delle rivolte di quegli anni una rarità storica, fu la simultaneità e la vastità geografica delle rivolte: in situazioni socio-economiche e geografiche molto diverse (dai Paesi europei al Giappone, dal Messico agli Stati Uniti) si assistette a forme di ribellione simili e contemporanee, senza che vi fosse stata alcuna forma di preparazione o di coordinamento. Tra la metà degli anni Sessanta e i primi anni Settanta, le giovani generazioni dei paesi più diversi si sono ribellate ai rispettivi sistemi politici, culturali e sociali.
E’ sufficiente ricordare alcuni eventi di quegli anni per rendersi conto delle dimensioni del fenomeno: il ‘maggio francese’ (divenuto quasi il ’68 per antonomasia); la primavera di Praga; l’esplodere dei movimenti studenteschi in Italia e Germania; l’opposizione negli Stati Uniti alla guerra in Vietnam; l’assassinio a Menphis del leader nero della non-violenza Martin Luther King, e le sanguinose rivolte dei ghetti neri; la terribile strage di Piazza delle Tre culture a Città del Messico, in prossimità delle olimpiadi (con un numero di vittime che non fu mai accertato, ma sicuramente superiore alle duecento persone); il famoso gesto di protesta degli atleti afro-americani alla premiazione olimpica dei 200 metri piani, con Tommy Smith e John Carlos sul podio a pugno chiuso, a segnare l’adesione al movimento del Black Power.
Ci fu una incredibile sottovalutazione della situazione, si continuava a definirla una enorme “ragazzata”, la solita rivolta dei figli contro i padri, quello che era sempre accaduto anche in passato. Tutti dimenticarono che a protestare c’erano 6 milioni di ragazzi scolarizzati . Con questa cecità , le frustrazioni dei ragazzi vennero alla ribalta; dimostrarono che la loro protesta non era una rivolta, ma una vera rivoluzione, e che la rabbia espressa non era più singola, ma presente nella fisiologia della società, che stava alimentando crisi esistenziali in tutto il mondo.
Nell’epoca in cui si era formata la classe dirigente del ’68, l’Italia contava ancora il 37% di analfabeti; la classe politica era scaturita dai pochi che avevano studiato, ma era rimasta analfabeta dei propri tempi. E questo all’interno di ogni ideologia rossa, nera o bianca. Un divario culturale enorme; la questione fu affrontata con manovre diversive e demagogiche, come la liberalizzazione della scuola, ma senza dare risposte costruttive per adeguarsi alle esigenze della modernizzazione. E’ chiaro che fra tutte le istituzioni, la prima ad entrare in crisi fu la scuola. La spinta poteva venire solo da lì.
Finirà il ’68 il 31 dicembre a Marina di Pietrasanta, quando al veglione di fine anno alla “Bussola” di Viareggio la contestazione si spegnerà definitivamente nello scontro a fuoco con la polizia. L’anno non poteva che finire così, con gli ultimi secondi scanditi dai “botti” dei candelotti lacrimogeni che segnarono la fine della “Primavera Italiana”.
Ma il ’68 lasciò lungo il suo cammino alcuni gruppi che nel frattempo si erano politicizzati, che daranno vita a frange rivoluzionarie e controrivoluzionarie, che anticiparono l'”Autunno Caldo” del ’69, e quella che fu definita la “Strategia della tensione”. Ma questa è un’altra storia.
http://cronologia.leonardo.it/storia/a1968b.htm

foto dal web

Massimo Bernacconi é l’anima di Candidati Senza Voce, nonché l’elemento trainante…