Diego Massarente
CSV -TORINO
Ciao a tutti , oggi vorrei raccontare la storia di una strage eroica. Eroica perché commessa dagli alleati. Oggi io non sono nel 2019…. ho fatto un salto indietro nel 1945. Cambio anche città. Oggi
sono a Dresda in Germania.
È il 13 febbraio 1945, fa molto freddo e nella notte tra oggi e domani accadrà qualcosa. Un bombardamento, forse tra i più cruenti che la storia ricorderà.
Il bombardamento di Dresda.
Gli inglesi e gli americani decisero, durante la conferenza di Yalta quali fossero gli obiettivi tedeschi da colpire. . Dresda è uno di questi. Ecco il prezzo che pagheranno i civili.
Un’area di 15 chilometri quadrati fu rasa al suolo (includeva 14.000 case, 72 scuole, 22 ospedali, 19 chiese, 5 teatri, 50 edifici bancari e assicurativi, 31 magazzini, 31 alberghi, 62 edifici amministrativi, industrie, e altre costruzioni, tra cui il comando principale della Wehrmacht). Dei 222.000 appartamenti della città, 75.000 furono completamente distrutti, 11.000 gravemente danneggiati, 7.000 danneggiati, 81.000 leggermente danneggiati. All’epoca, la città era grande circa 300 chilometri quadrati. 199 fabbriche furono danneggiate in modo più o meno grave; 41 di esse erano classificate dalle autorità locali come importanti per la produzione militare. Numerosi stabilimenti della Zeiss-Ikon furono distrutti al 100%. Paradossalmente, la ferrovia riprese a funzionare dopo pochi giorni, con una connessione lenta su un unico binario, attraverso un ponte solo parzialmente danneggiato.
L’esatto numero totale di vittime è impossibile da definire: la popolazione di Dresda nel 1939 contava circa 642.000 abitanti ma alcune fonti hanno affermato che i rifugiati fossero fino a 200.000. La commissione di storici incaricata dalla città di Dresda di studiare il bombardamento, invece, ha concluso che « […] a Dresda non potevano essere arrivati profughi a decine o persino a centinaia di migliaia». Secondo alcuni storici, una valutazione verosimile sarebbe fra 25.000 e 35.000 morti], un bilancio non troppo diverso da quello relativo ad altri bombardamenti alleati su città tedesche.
Sui registri ufficiali tedeschi risultano 21.271 sepolture di resti umani ritrovati. Da tale elenco sono quindi esclusi eventuali corpi completamente distrutti dalla tempesta di fuoco. La commissione di storici incaricata dalla città di Dresda di riesaminare, per l’anniversario del 2005, la questione del numero di vittime, escluse con test scientifici che « […] un gran numero di persone – alcune migliaia o decine di migliaia…» potessero essere scomparse senza lasciare traccia. È comunque indicativo che si siano trovati cadaveri fino al 1966. Altre fonti parlano di un numero di vittime molto superiore (da 150.000 a 300.000) ma destituito da ogni fondamento. Tali informazioni hanno origine da una falsificazione dei nazisti: alla cifra iniziale di circa 30.000 morti nei documenti ufficiali redatti dalle efficienti squadre governative tedesche (specializzate nel fare stime dei danni dopo un bombardamento) fu aggiunto uno zero per fomentare l’odio contro gli alleati nei paesi neutrali. Secondo le stime di Frederick Taylor, dando per assodata e certificata la distruzione totale di 24.866 edifici e dando per vera la cifra non falsificata dai nazisti di 30.000 decessi, risulterebbe l’assurdità di un solo deceduto per ogni edificio distrutto. Lo storico tedesco Jörg Friedrich parla di 40.000 morti.Tali stime sono in linea con quanto accadde nella maggior parte dei bombardamenti della seconda guerra mondiale.
Più del 90% di Dresda fu distrutto dalla furia dei bombardamenti. Nella foto, la città dalla Rathausturm.
Nel 1955, Konrad Adenauer, Cancelliere della Repubblica Federale Tedesca, dichiarò: «Il 13 febbraio del 1945 l’attacco alla città di Dresda, sovraffollata di profughi, provocò circa 250.000 vittime».
Nel libro Mattatoio n. 5, lo scrittore statunitense Kurt Vonnegut (che durante il bombardamento si trovava a Dresda, come prigioniero di guerra, e che sopravvisse perché detenuto in un mattatoio), riporta la cifra di 135.000 morti. Né le stime di Adenauer né quelle di Vonnegut sono suffragate da documenti, ma indicano bene come il bombardamento di Dresda, a differenza di altri gravi bombardamenti della seconda guerra mondiale, fosse diventato un simbolo.
Sebbene la potenza di fuoco non fosse di molto superiore a quella usata in altri bombardamenti in Europa, una serie di fattori ne aumentarono l’efficacia: le condizioni meteorologiche favorevoli, la presenza di numerosi edifici in legno, e i tunnel sotterranei che collegavano molte cantine (e attraverso cui le fiamme si diffusero). Inoltre Dresda si rivelò assolutamente impreparata all’attacco: a causa del tracollo delle forze armate tedesche e del fatto che agli inizi della guerra la città fosse fuori dal raggio di azione dei bombardieri alleati, disponeva di una difesa contraerea inadeguata, che andò progressivamente diminuendo con il trasferimento in altre zone delle batterie contraeree, tanto che gli equipaggi delle incursioni riferirono di una pressoché totale assenza di contrasto da terra. Sei Lancaster tuttavia non rientrarono alla base, e tre si schiantarono all’atterraggio. Anche un Bf 110, uno dei caccia notturni della Luftwaffe decollati per intercettare l’attacco, non tornò.
I rifugi antiaerei erano assolutamente inadeguati ad ospitare sia la popolazione residente, sia i profughi presenti in città.
Grazie all’attacco il filologo Victor Klemperer e sua moglie poterono fuggire dalla Judenhaus in cui erano prigionieri.
Foto 1: il B 17, detto anche fortezza volante,in dotazione all’ USAAF.
Foto 2: bombardiere pesante Avro Lancaster, in dotazione alla RAF.
Foto 3: bombardiere e fotoricognitore Mosquito, anch’esso in dotazione alla RAF.




Massimo Bernacconi é l’anima di Candidati Senza Voce, nonché l’elemento trainante…