ACCADDE OGGI
Fu il primo giorno in cui ebbe inizio uno degli episodi più significaivi della storia risorgimentale italiana del XIX secolo, preludio all’inizio della prima guerra di indipendenza.
Nel 1848 Milano era capitale del Regno Lombardo-Veneto, parte dell’Impero Austriaco. Nella città il malcontento era diffuso da tempo e la tensione tra milanesi e austriaci cresceva col passare del tempo. Gli 8.000 soldati della guarnigione austriaca erano agli ordini dell’ottantaduenne generale Josef Radetzky. I milanesi ostili al dominio austriaco potevano considerarsi suddivisi in tre gruppi, ideologicamente separati per ispirazione politica ed obiettivi perseguiti: i seguaci repubblicani di Giuseppe Mazzini; i democratici riformisti, ostili anche al Regno di Sardegna e a Carlo Alberto, con a capo Carlo Cattaneo; e i nobili e patrizi, aspiranti alla fusione col Piemonte; la figura di maggior rilievo di questo gruppo era quella del podestà Gabrio Casati.
Venerdì 17 marzo si diffuse in città la notizia delle dimissioni di Metternich a seguito della insurrezione popolare a Vienna. La notizia spinse a decidere di approfittare dell’occasione per organizzare il giorno successivo una grande manifestazione pacifica davanti al palazzo del governatore (nell’attuale Piazza Mercanti) per richiedere alcune concessioni tese a dare maggiore autonomia a Milano e alla Lombardia. Il 18 marzo 1848 la manifestazione pacifica ben presto si trasformò in un assalto: O’Donell, rappresentante del governatore Spaur, venne costretto a firmare una serie di concessioni e in tutta Milano cominciarono i combattimenti in strada. I milanesi avevano allestito circa 1.700 barricate difese anche dalle finestre e dai tetti delle abitazioni, che a volte vennero private dei muri per creare vie di comunicazione più veloci. La scarsità di armi da fuoco portò i milanesi a usare i fucili esposti nei musei e ad assegnarli solo ai tiratori più esperti. Le strade vennero dissestate e cosparse di ferri e vetri per rendere impossibile l’azione della cavalleria. Furono costruite mongolfiere per poter inviare in tutta sicurezza messaggi fuori le mura; agli astronomi fu detto di sorvegliare il nemico da torri e campanili, gli impiegati del catasto e gli ingegneri vennero consultati per sapere come meglio muoversi in città, e divennero famosi i Martinitt (“piccoli martini”, dal nome dell’orfanotrofio in cui vivevano) che funsero da staffette portaordini.
Nei primi tre giorni di scontri e con vicende alterne le truppe austriache si trovarono in difficoltà, tanto che il terzo giorno, (20) il consiglio di guerra milanese respinse la proposta di armistizio degli austriaci e si costituì un governo provvisorio. Il giorno successivo (21) i milanesi conquistarono tutte le caserme e le posizioni tenute ancora dagli austriaci; in serata iniziò la ritirata di Radetzky con le sue truppe, che si allontanarono dalla città. All’alba del 23, dopo aver aperto le porte, Milano accolse i primi volontari provenienti da Genova e Torino. Quindi Carlo Alberto emanò il proclama in cui annunciava ai popoli della Lombardia e del Veneto che stava accorrendo con il suo esercito in appoggio agli insorti. Ci si avviava verso la Prima guerra di indipendenza.
https://it.wikipedia.org/wiki/Cinque_giornate_di_Milano


Massimo Bernacconi é l’anima di Candidati Senza Voce, nonché l’elemento trainante…