La testimonianza di Giampiero Sambucini – Russia
Da più di qualche tempo l’informazione italiana e, per quanto riesco ad accedervi,, europea poco, pochissimo o addirittura nulla a me pare abbia dato e dia conto di quel che succede in Ucraina, ovviamente al netto dell’occupazione russa della Crimea, occasionalmente del ponte ormai teso tra Kerch e il Krasnodar, con più dettagli nel merito degli schieramenti militari nella Regione, delle rispettive manovre e delle reciproche provocazioni tra Mar Nero e Mar d’Azov.
A quel che mi risulta, praticamente nessun giornale, settimanale, dibattito televisivo ha informato i lettori e gli ascoltatori italiani che domenica prossima, 31 marzo, gli ucraini da questa parte del Donbas andranno alle urne per eleggere il nuovo Presidente della Repubblica.
Provo come meglio posso a fornire, a chi vi abbia interesse, qualche sommaria, mi scuso se grossolana notizia sull’argomento.
Innanzitutto gli aspiranti alla Presidenza.
Sono circa 44, ivi naturalmente compreso il Presidente uscente Poroshenko e la sua oppositrice di sempre, quella Julia Timoshenko che, anni addietro, ha ricoperto in Ucraina importanti incarichi istituzionali e ha goduto del suo quarto d’ora di notorietà in Europa e persino sull’altra sponda dell’Atlantico.
Secondo gli ultimi sondaggi, Julia, sostenuta soprattutto dai molti anziani cui ha promesso aumenti delle pensioni e dai giovani ai quali promette posti di lavoro e borse di studio in Europa e in America, sarebbe seconda, mentre Poroshenko, malgrado la “potenza di fuoco finanziaria” della sua multinazionale dolciaria di rilevanza mondiale e l’appoggio neanche più tanto sommesso delle principali formazioni para-militari ucraine, da Azov a Pravi Sector ad altre meno note, risulta al momento soltanto terzo nelle preferenze degli elettori.
La posizione di testa è alquanto saldamente tenuta da Vladimir Zelenskyi, un attore comico da parecchi anni piuttosto famoso e assai apprezzato in Ucraina e in Russia, sconosciuto in occidente, decisamente ricco, produttore di se stesso e a suo modo “quasi un oligarca”, sostenuto e finanziato da un tal Kolonskyi, decisamente un ” oligarca vero”, del quale vale certamente la pena di occuparsi.
Kolonskyi, ai tempi della dissoluzione dell’URSS e delle “mani di Eltsin” e dei suoi sodali su tutto quel che in Russia e dintorni si poteva ancora arraffare, ha messo assieme un impero economico esteso dall’industria all’agricoltura, dal gas al petrolio al carbone, fino a creare la più importante Banca Privata del Paese.
Poi è arrivata la “rivoluzione di Maidan”, la cacciata di Janucovich, la separazione di Donetsk e di Lugansk a est e, soprattutto, il referendum per l’adesione della Crimea alla Federazione Russa.
E le cose si sono messe male per Kolonskyi, già proprietario delle principali miniere di carbone del Donbas e, si dice, di quasi tutta la Crimea.
Per di più, tra Poroshenko e Kolonskyi corre da sempre pessimo sangue, per questioni di affari e per ragioni di “oligarchico potere”, l’uno negli anni scorsi ha usato spesso e volentieri le sue funzioni di Governo e persino le sue prerogative presidenziali per nuocere all’altro che, nelle ormai imminenti elezioni, conta di rendergli la pariglia.
Ciò detto, previsioni è difficile farne, se non quelle banalmente scontate: la gran parte della quarantina di candidati alla Presidenza otterrà a malapena il voto dei parenti stretti e degli amici più intimi, nessuno, salvo improbabili sorprese, supererà domenica prossima la soglia del 50% più uno occorrente a essere eletto al primo turno e, quindi, sarà necessario un secondo turno di ballottaggio tra i primi due arrivati.
E qui bisogna fermarsi perché, seppure la corsa sembra limitata alle “tre teste di serie” indicate dai sondaggi, nella turbolenta e tormentata situazione ucraina è già difficile fidarsi dei sondaggi e trarne indicazioni attendibili sarebbe certamente azzardato.
Staremo a vedere, del resto basta attendere una settimana, ma analisti e commentatori russi e ucraini, naturalmente in disaccordo su tutto, paiono condividere il timore che, chiunque vinca, non tutti gli sconfitti accettino il verdetto delle urne.
Eventualità non totalmente remota e davvero preoccupante in un Paese alla cui frontiera interna si combatte e nel quale scorrazzano svariate formazioni armate, poco o pochissimo controllabili e controllate dal potere centrale, a prescindere dal nome e dal profilo del nuovo Presidente.
Due ultime note a margine: sono candidati alla Presidenza anche due deputati dichiaratamente filo-russi della Rada, Boiko e Medvedchuk, con ovviamente nessuna possibilità di essere eletti.
Nel frattempo, nel silenzio dell’informazione italiana ed europea, è da 10 mesi in carcere Vischinkyi, giornalista e blogger ucraino, accusato di tradimento per aver pubblicato articoli quanto meno non ostili alla Russia e da 10 mesi ancora in attesa di processo.
Nessuno ne parla, anche se mi dicono, e riferisco con ogni beneficio di inventario, che Vischinkyi riscuote in Ucraina un seguito e un consenso più volte multipli di quelli vantati in Russia da Navalny. così spesso agli onori delle nostre cronache.


Massimo Bernacconi é l’anima di Candidati Senza Voce, nonché l’elemento trainante…