Credevate che il governo italiano sostenesse Serraj in Libia. Errore! Il premier Conte oggi ci fa sapere che noi non sosteniamo né Serraj né Haftar ma “il popolo libico”. Sovrani sì ma con Trump e Putin. Un gran Parakulo…
Era gennaio 2017 CSV scriveva…sempre attuale
La Libia non è solo la spiaggia dei migranti come descrive la Mogherini, ma anche il cuore pulsante dell’energia italiana. Già abbiamo perso il controllo della “mezzaluna petrolifera”, il golfo della Sirte, finito in mano ad inglesi ed egiziani. Ora rischiamo di perdere il controllo del gasdotto che arriva a Gela e del campo petrolifero “Elefante”.
Il governo di unità nazionale di Al Serraj voluto dall’ONU, dalla UE e dall’Italia non funziona. Non ha esercito, non ha armi e nessuna fazione lo protegge.Lezione imparata: in Libia non si fanno accordi, o si piglia tutto oppure nulla.
Risultato? L’altro governo, quello di Tobruk, guadagna ogni giorno terreno e stringe accordi internazionali grazie alle abili manovre dell’uomo forte della Cirenaica, il generale Khalifa Haftar, che se non è ancora riuscito ad avere la meglio sulle residue forze jihadiste e sui criminali che si muovono lungo il deserto libico, tuttavia ha già ottenuto l’appoggio diretto di Russia ed Egitto e, a quanto pare, anche quello indiretto di Francia, Regno Unito e degli USA, dal momento che il generale Khalifa Haftar è una loro creazione (il generale è rientrato in Libia per rovesciare Gheddafi dopo un esilio durato vent’anni in Virginia, dov’è rimasto a stretto contatto con la CIA).
Haftar potrebbe tra poco passare all’incasso, lasciando che la situazione si destabilizzi in Tripolitania, per poi approfittarne e muovere con le sue truppe alla conquista di Tripoli stessa, intestandosi con ciò il comando generale dell’ex colonia italiana. Ma da Tobruk per andare a Tripoli, bisogna passare per il Golfo della Sirte parzialmente controllato dall’ISIS, che impedisce un efficiente sfruttamento della “mezzaluna petrolifera”.
Golpe o non golpe, e nell’inaffidabilità di molte fonti, gl’interrogativi restano quattro:
– la forza crescente del generale Khalifa Haftar,
– la debolezza eccessiva di Serraj (Governo Unità Nazionale),
– il ruolo sempre più invadente della Russia,
– l’esposizione dell’Italia.
Come maneggiare Haftar? Senza il generalissimo, ormai l’hanno capito quasi tutti, la pax libica è introvabile. All’uomo forte della Cirenaica non basta più ritagliarsi il ruolo di capo di tutte le forze armate, rivendicato fin dal primo giorno del governo unitario: ora Haftar gioca da vero rais, incontra i russi per avere le armi e l’appoggio politico che né gli americani, né gli europei gli hanno mai voluto concedere direttamente.
Haftar s’è intestato la guerra all’Isis per conto dell’Occidente, nonostante gli scarsi risultati militari. Spinge il Parlamento di Tobruk a imitare i Fratelli musulmani di Ghwell (ras in Tripolitania) ed a contestare apertamente «l’aggressione» dell’Italia, unico Paese tornato ad aprire un’ambasciata.
I Fratelli musulmani di Tripoli ed i misuratini (città di Misurata) odiano Haftar anche più di Gheddafi, ma la comunità internazionale si sta accorgendo di non poter restare ostaggio delle antipatie dei tripolitani. Il generale Haftar dichiaro’: «L’Italia in Libia si è schierata dalla parte sbagliata», appunto il governo di unità nazionale di Al Serraj voluto dall’ONU.
Che fare quindi?
– E’ ovvio che la Libia non è solo un problema per i migranti, ma anche un problema energetico e come tale va trattato. La diplomazia deve chiarire alla Mogherini ed a Ristori ( DG ENERGIA) che l’Italia non gestirà i migranti per conto della UE se ci tolgono l’energia, se ci fanno fallire l’ENI.
– Deve essere recuperato un rapporto privilegiato con la Russia che l’Italia aveva da sempre e sino al governo Berlusconi. Putin e Miller (Gazprom) hanno già spiegato a Roma che vogliono l’appoggio italiano in seno UE per fare entrare il gas in Europa da Sud, contro la volontà di Francia e Germania. Bisogna quindi riprendere i rapporti normali con Mosca ed accordarsi sul ruolo di Haftar in Libia.


Massimo Bernacconi é l’anima di Candidati Senza Voce, nonché l’elemento trainante…