Si susseguono sui social media le notizie di “censure” rispetto ai contenuti “politicamente scorretti” di alcuni “autorevoli” commentatori ed al contempo si scatenano le tifoserie dei favorevoli e dei contrari.
Gli ultimi a farne le spese sono stati la folcloristica Alessandra Mussolini (account Instagram ko) e gli estremisti d’oltreoceano bannati da FaceBook (Alex Jones, Milo Yiannopoulos, Louis Farrakhan fra gli altri).
Ora, vorremmo andare al di la’ delle solite partigianerie “fanno bene a censurare quelli che sono di destra se io sono di sinistra e viceversa” e dato per scontato che non sono tollerabili che inneggino alla violenza, alla pedofilia e cose simili, quando e’ opportuno un atteggiamento censorio?
Qual e’ la differenza fra l’ossessione del politicamente corretto, la tolleranza degli intolleranti, la scusa di governi e multinazionali per tacitare il dissenso online; la sacrosanta battaglia quotidiana contro le bufale sulla rete, etc etc.
Tutto ciò anche considerando che piattaforme come FaceBook, Twitter, etc sono imprese private con scopo di (lauto) lucro e non sono tenute a salvaguardare la neutralità del web, la libertà di espressione, etc, principi che invece vanno assolutamente tirati in ballo e difesi a spada tratta quando si tratta di interventi delle procure o della polizia postale sull’identità digitale di un cittadino.
Semplificando, perché dobbiamo necessariamente semplificare … siete tendenzialmente favorevoli a questo tipo di intervento dei gestori dei social media come gestori della pubblica decenza? O preferite rispondere a tono direttamente sui social nel marasma del flame quotidiano?


Massimo Bernacconi é l’anima di Candidati Senza Voce, nonché l’elemento trainante…