CSV: Vincono i monopoli e la gestione clientelare della cosa pubblica, sempre a vantaggio degli “amici degli amici” , una sconfitta del diritto e della libera concorrenza.
Non c’ è governo che non si sia piegato alla volontà dei gestori delle spiagge italiane. Dagli anni d’oro di Berlusconi fino al centrosinistra, tutti hanno prorogato e in qualche modo aiutato chi gestisce centinaia di chilometri di litorale a prezzi stracciati. Di rinvio in rinvio e di sanatoria in sanatoria la lobby dei concessionari balneari ha mantenuto tutti i propri privilegi: nel 2016 lo Stato ha incassato 103,2 milioni dai canoni demaniali a fronte di un giro d’affari stimato prudenzialmente in 2 miliardi di euro annui. Dividendo l’introito di 103,2 milioni per le 25.000 concessioni, i gestori degli stabilimenti balneari pagano allo Stato “meno di quanto paga un ambulante per un banchetto 5×3”, per dirla con le parole dell’ex ministro dello Sviluppo Economico Carlo Calenda.
Cifre ridicole se paragonate a qualsiasi attività commerciale: ogni concessionario paga, in media, 4200 euro, 6 euro all’anno a metro quadrato di litorale. E’ questo il motivo della strenua resistenza rispetto alla possibilità rischio che queste vengano messe a gara a prezzi di mercato e più vantaggiosi per le casse pubbliche.
Un mondo immobile, dove non si aggiornano i canoni di pagamento, né viene garantito un equilibrio tra le spiagge libere e quelle in concessione. Risultato? L’Italia oggi gode di un litorale ricco di servizi, ma dovei prezzi sono molto alti e le spiagge libere sono assai meno della metà. Senza parlare delle aree del paese dove negli anni diversi stabilimenti balneari sono stati sequestrati per ingerenze e infiltrazioni della criminalità organizzata. Il caso limite è quella della Sicilia dove i mille, bellissimi, chilometri di coste lo Stato incassa appena 81mila euro all’anno.
Un tira e molla tra interessi nazionali e norme comunitarie fino alla sentenza della Corte di giustizia europea che a luglio 2016 ha fissato un concetto molto chiaro: «Il rilascio di autorizzazioni relative allo sfruttamento economico del demanio marittimo e lacustre deve essere soggetto a una procedura di selezione tra i potenziali candidati, che deve presentare tutte le garanzie di imparzialità e di trasparenza. Orbene, la proroga automatica delle autorizzazioni non consente di organizzare una siffatta procedura di selezione». Insomma non potete evitare di fare le gare ed entrare finalmente nel perimetro delle regole e delle norme valide in tutta Europa.
Il governo del cambiamento ha deciso anche in questo caso di non cambiare un bel nulla per almeno 15 anni e lo scorso dicembre il ministro dell’agricoltura Gian Marco Centinaio ha festeggiato l’ennesima proroga grazie ad un emendamento della Lega alla legge di Bilancio, accogliendo i desiderata della Lobby dei concessionari che l’hanno sostenuto in campagna elettorale.
A distanza di qualche mese i nodi potrebbero venire al pettine con il rischio concreto- anticipato dal quotidiano Repubblica- di una imminente infrazione Ue. E il ministro Centinaio getta acqua sul fuoco: «Cercheremo di far capire alla Commissione che le concessioni balneari non sono servizi e quindi non entrano nel perimetro della Bolkestein. Stiamo studiando le argomentazioni da portare a Bruxelles. Faremo di tutto per evitare l’infrazione e per far capire all’Europa la nostra posizione. Se poi non sarà possibile, valuteremo la situazione. Sarà confermata la proroga senza gara».
RISCHIO DI INFRAZIONE DELLA COMMISSIONE EUROPEA


Massimo Bernacconi é l’anima di Candidati Senza Voce, nonché l’elemento trainante…