La delocalizzazione è dovuta alla volontà di imprese che decidono di andare altrove e non a casi di imprese, in crisi, che chiudono.
Il motivo non è, soltanto, per il maggior costo della forza lavoro e dell’energia. Sono segnali di sfiducia nei confronti del nostro paese. Il nostro paese non ha una politica industriale che permette ed agevola la competizione. Occorre, con urgenza, una politica a favore delle imprese : costo del lavoro, tasse, tempi su eventuali giudizi della magistratura, un piano logistico integrato e moderno. Nel contempo, ci si deve confrontare con le condizioni di competizione in seno ai paesi europei e quindi prendere le opportune misure.
Non va dimenticato che, in parte, il problema ha inizio da decisioni prese in anni passati, con la eliminazione dei dazi e l’acceleratore della globalizzazione.
E, se non bastasse, abbiamo seminato il campo con troppe regole europee di fronte a paesi che operano senza regole.
Insomma, siamo svantaggiati e dobbiamo pagare conti che vengono dal passato.
Ma c’è qualcosa ancora di peggio, non siamo in condizione o, meglio, non abbiamo messo mano e, peggio ancora, non abbiamo pensato a come cogliere la sfida che viene dai nuovi lavori.
Se non siamo in grado di conoscere la direzione che prende il futuro e di sapere come istruire i nostri giovani, di certo sappiamo, secondo l’andamento demografico, che ci saranno più anziani e meno nascite. Non si capisce perché non si fa cenno ad un minimo di programmazione, per fare fronte ad una naturale maggiore richiesta di servizi, come pure non si punta su istruzione, salute e ricerca.
È ora di mettere mano a tante cose da fare che, sicuramente, non ci porteranno a sbagliare.


Massimo Bernacconi é l’anima di Candidati Senza Voce, nonché l’elemento trainante…