Di Maurizio Noris
Assolutamente a sorpresa e contro ogni previsione, prima dei conti della serva è arrivata la crisi di governo. Aspettando con trepidazione l’apocalisse climatica, queste saranno le maschere da commedia dell’arte che si contenderanno le poltrone.
Salvini: in politica da anni, ha capito che per restare a galla basta un buon ufficio marketing e sparare qualche cazzata, che tanto i suoi elettori si bevono tutto. Non ha mai raggiunto un obiettivo in vita sua, gli basta cambiare capro espiatorio ogni sei mesi. Dopo i terroni e l’euro, ora è il turno dei negri ma, numeri alla mano, ottiene meno risultati del PD di Minniti, che era pro-immigrati. Fonti non confermate sostengono che, esaurita l’emergenza migranti, se la prenderà con i canditi del panettone durante una puntata di Uomini e Donne.
Giggino: da disoccupato a vicepremier, rappresenta il partito che ha fatto del complottismo e dell’incompetenza il proprio cavallo di battaglia, e un’assoluta novitá nel campo italiano, in quanto durante il suo mandato numero zero è riuscito davvero a mantenere le promesse elettorali. Peccato che tali promesse fossero tutte sbagliate e ora saranno cazzi amarissimi per tutti.
Meloni: praticamente un Salvini in gonnella e occhiaie. Non ho mai capito quale sia esattamente la sua funzione, ma il designer che photoshoppa le sue foto nel vano tentativo di renderla figa è un fottuto artista.
Zingaretti: leader di “e allora il PD”, il partito degli indagati. A mia madre piace tantissimo il fratello quando dice “Montalbano sono!”
Conte: leader carismatico almeno quanto Enrico Beruschi in Drive in, è arrivato in politica per errore ma potrebbe, grazie al sorriso fascinoso, regalarci qualche sorpresa.
Renzi e Berlusconi: l’Italia è ancora sotto psicoanalisi nel tentativo di dimenticarli.


Massimo Bernacconi é l’anima di Candidati Senza Voce, nonché l’elemento trainante…