Di Carlo Annoni
A conferma che il rischio italiano è più nello sfascismo che in un riproporsi del fascismo, noto l’attuale accanimento dei social-nazionalisti di ogni colore contro il MES (in europa lo si chiama ESM). Costoro fingono di dimenticare che finora ESM è intervenuto per stabilizzare situazione greca e spagnola, con interventi che si sono dimostrati essenziali ma – e questo forse urta una parte del parassitismo nostrano – condizionati a pesanti interventi vuoi sul sistema bancario vuoi sulla spesa pubblica.
I risultati però si vedono con la Spagna avviata a superarci come PIL pro-capite e la Grecia che ha ripreso a crescere.
Comunque un risultato le polemiche italiane lo stanno ottenendo: quello di avere una reazione uguale e contraria in Europa così da rendere più difficile in prospettiva più difficile il nostro futuro probabile ricorso al ESM stesso.
Temo che a furia di simili furbate arriveremo a scoprire che “Dio non è con noi, perché anche lui odia gli imbecilli.”
Cosa che la storia dei cugini argentini dovrebbe farci sospettare.
I veri numeri del Mes
04.12.19Roberto Perotti4572 Commenti
La politica ha strumentalizzato la discussione sul Fondo salva-stati. Uno degli argomenti contro la riforma è che servirà a salvare le banche tedesche. È così? Qualche calcolo su quanto l’Italia ha contribuito agli aiuti finiti alle banche francesi e tedesche durante il salvataggio della Grecia.
Forse il principale argomento contro il Fondo salva-stati (Mes) è che esso sarebbe stato in passato, e sarà in futuro, uno strumento che usa i soldi del contribuente italiano per finanziare le banche francesi e tedesche. Sabato 30 novembre Salvini ha parlato di “95 per cento dei fondi per la Grecia finiti alle banche tedesche e francesi”; per l’onorevole Claudio Borghi della Lega, in un intervento alla Camera del luglio di quest’anno, il Mes è stato creato per “trasferire sessanta miliardi dall’Italia alle banche francesi e tedesche”.
Questo articolo ricostruisce quanto effettivamente abbia contribuito lo stato italiano agli aiuti finiti alle banche francesi e tedesche durante il salvataggio della Grecia.[1] Secondo le mie stime, l’aiuto netto che il governo italiano ha fatto alle banche francesi e tedesche, attraverso il Mes, è di meno di 3 miliardi. Prima di entrare nei dettagli, alcune premesse:
- È importante comprendere cosa si intende con il termine “aiuto”. Il Mes presta soldi (in questo caso alla Grecia) a sua volta prendendo a prestito sul mercato. Il governo greco ha usato questi prestiti del Mes per varie finalità, tra cui comprare debito greco dalle banche o pagare gli interessi sul debito greco che esse detenevano. Quando si parla di “aiuti” del Mes alle banche si sta in realtà parlando di prestiti al governo greco, utilizzati per le finalità di cui sopra. Finora lo stato italiano ha “sborsato” solo la sua quota di capitale versato del Mes, il 18 per cento di 80 miliardi, circa 14 miliardi.
- Il fatto che l’aiuto alle banche sia molto più piccolo di quanto sostengono Salvini o Borghi non significa che il salvataggio della Grecia sia stato condotto nel modo migliore possibile. Personalmente sono d’accordo che, nel primo bailout, le banche siano state trattate molto generosamente. In questo articolo mi limito però a ricostruire i numeri.
- Con il termine generico di “banche” intendo creditori finanziari privati: il termine include quindi compagnie di assicurazione, banche di investimento, e potenzialmente fondi pensione, hedge funds etc.
- In questo articolo mi limito a stimare gli aiuti diretti alle banche francesi e tedesche. Queste possono aver beneficiato indirettamente anche degli aiuti per ricapitalizzare le banche greche, o degli aiuti finiti direttamente allo stato greco.
- La stima di 3 miliardi è quasi certamente una sovrastima dell’aiuto netto, per i motivi che illustro nell’articolo.
Il salvataggio della Grecia consistette in tre interventi tra il 2010 e il 2018. Nel primo e secondo interventi il Mes e i suoi predecessori (“Mes” per semplicità) hanno prestato in totale 206 miliardi,[2] di cui 37 miliardi per ricapitalizzazione delle banche greche; 87 miliardi per acquistare debito greco dai creditori; 52 miliardi per pagare gli interessi sul debito greco detenuto dai creditori; e 30 miliardi come “dolcificante” per convincere i creditori ad accettare la ristrutturazione del 2012 (righe da 1 a 4 della Tabella).[3]
Sappiamo che per acquistare debito greco da creditori pubblici il Mes prestò 25 miliardi (riga 5). Per calcolare quanto il Mes prestò per pagare gli interessi ai creditori pubblici, applichiamo il rapporto tra debito comprato da creditori pubblici e debito comprato totale (riga 6) ai prestiti per interessi (riga 3) ottenendo 15 miliardi (riga 7). Il totale dei prestiti finiti a creditori pubblici è dunque di 40 miliardi (riga 8, pari a riga 5 + riga 7).
Ora calcoliamo la spesa a favore dei creditori privati stranieri (non greci). Sappiamo che la quota di debito greco in mani a creditori stranieri era il 70 percento all’inizio della crisi (riga 9). I prestiti per l’acquisto di debito greco e per pagamento di interessi sul debito greco a favore di creditori stranieri sono dunque questa percentuale applicata al totale dei prestiti per l’acquisto di debito greco e per interessi sul debito greco, cioè 97 miliardi (riga 10). I prestiti per l’acquisto di debito greco e per il pagamento di interessi su debito greco detenuto da creditori privati stranieri è quindi di 97 miliardi meno i 40 miliardi calcolati in precedenza finiti ai creditori pubblici, cioè 57 miliardi (riga 11). Gli aiuti totali ai creditori privati stranieri sono questi 57 miliardi più i 30 miliardi del “dolcificante”, cioè 87 miliardi (riga 12). Questo calcolo assume che tutto il dolcificante sia stato pagato a creditori privati stranieri, che è sicuramente un’altra sovrastima perché alcune banche greche ne beneficiarono.
Ora calcoliamo gli aiuti totali a creditori privati dell’Eurozona. Per questo calcolo prima la quota di debito greco detenuta da creditori privati dell’Eurozona sul totale del debito greco detenuto da creditori privati stranieri. Colasanti p. 36 fornisce due stime, del 58 e 70 percento; la riga 13 assume una media del 64 percento. Applicando questa percentuale a 87 miliardi, si ottiene 56 miliardi (riga 14).
Ora calcoliamo la percentuale dei creditori privati francesi e tedeschi nell’esposizione al debito greco dell’Eurozona: due fonti diverse concordano che era di circa il 65 percento (riga 15). Applicando questa percentuale a 56 miliardi, si ottiene 36 miliardi (riga 16), la stima degli aiuti totali del Mes ai creditori privati francesi e tedeschi. Questa cifra rappresenta il 17 percento degli aiuti totali, non il 95 percento.
La quota di contribuzione dell’Italia al capitale del Mes è il 18 percento (riga 17). Questa è la percentuale massima degli aiuti alle banche francesi e tedesche che l’Italia potrebbe essere chiamata a pagare, nel caso estremo che nessun prestito venga mai ripagato. Applicando questa percentuale a 36 miliardi, si ottiene l’aiuto massimo possibile dell’Italia alle banche francesi e tedesche: 6.4 miliardi (riga 18).
Tuttavia, anche le banche italiane hanno ricevuto aiuti dal Mes: le righe 19 e 20 li calcolano in 7.8 miliardi. La quota di contribuzione combinata di Francia e Germania al Mes è il 48 percento (riga 21). Applicando questa percentuale a 7.8 miliardi, l’aiuto massimo possibile di Francia e Germania alle banche italiane è di 3.7 miliardi (riga 22).
L’aiuto netto dell’Italia alle banche francesi e tedesche è dunque di 6.4 – 3.7 miliardi, cioè 2.7 miliardi (riga 23). Come abbiamo visto, questa è quasi certamente una sovrastima.


Massimo Bernacconi é l’anima di Candidati Senza Voce, nonché l’elemento trainante…