CSV – BUON GIORNO.
La battaglia di Leningrado si classifica come la più sanguinosa della storia.
Nel 1939 i ministri degli esteri della Germania e dell’Unione Sovietica, Ribbentrop e Molotov, firmarono un patto di non aggressione reciproca che avrebbe dovuto rassicurare entrambi i paesi sulla sicurezza dei propri confini minacciati dagli espansionismi tedesco e sovietico.
In URSS la fine degli anni Trenta era stata segnata dal terrore staliniano (eliminazione dei cosiddetti nemici del popolo) e da una contemporanea euforia relativa a una realtà puramente virtuale fatta di felicità, abbondanza, gioia di vivere proclamata dall’alto e trasmessa ai cittadini tramite un’accurata campagna ideologico-propagandistica.
La realtà era ben diversa in quanto, proprio a causa delle purghe staliniane, anche l’esercito era stato pesantemente mutilato da condanne, fucilazioni, deportazioni, soprattutto ai suoi vertici.
Quando nel giugno 1941, con un incredibile voltafaccia, la Germania attaccò l’Unione Sovietica, l’armata rossa era decapitata e praticamente senza vertici dirigenziali.
Stalin diede la notizia dell’invasione nazista il 3 luglio.
Una delle prime e maggiori pecche dell’organizzazione strategica sovietica fu la mancata evacuazione della città di Leningrado, che rimase sotto l’assedio per 900 giorni.
Hitler aveva annunciato: «Non entreremo dentro Leningrado, lasceremo che la fame e il freddo facciano il lavoro per noi.
L’ assedio di Leningrado fu il più drammatico che la storia ricordi: nella città c’erano viveri per 50-60 giorni.I due milioni e mezzo di abitanti potevano essere riforniti solo attraverso un corridoio che consentiva di raggiungere il territorio ancora in mano sovietica. Per qualche settimana ancora, nonostante gli intensissimi bombardamenti (fino a 18 ore di seguito), un’ ombra di collegamento venne mantenuta sul lago Ladoga, con battelli e zattere. Poi venne il ghiaccio e Leningrado non ricevette più nemmeno uno spillo.
L’ acqua mancava, l’ elettricità non arrivava più dalle centrali ormai in mano ai tedeschi. Ogni famiglia ricevette due litri e mezzo di cherosene per tutto l’ inverno. Le razioni per gli operai che lavoravano scesero a 125 grammi di un pane fatto in buona parte con cellulosa. Gli adulti che non lavoravano ricevevano 473 calorie al giorno, i bambini 423. Furono divorati i cani e i gatti; poi i topi. La gente mangiava la colla, la vasellina e il cuoio. Le bombe avevano ucciso migliaia di abitanti, ma soprattutto avevano rotto tutti i vetri delle case. E a gennaio la temperatura scese a 21 sotto zero; a febbraio toccò i meno 30. Nessuno aveva più la forza di recarsi al lavoro; gli operai dormivano nelle poche fabbriche funzionanti. I morti venivano trascinati via sulle slitte e ammucchiati nei luoghi di sepoltura perché il terreno era troppo duro per scavare le fosse. Poi rimasero nella case, per le strade. Iniziò il cannibalismo. Almeno 750 mila tra uomini, donne e bambini morirono di fame e di freddo.
Ma oltre alla morte, il grande freddo portò anche la salvezza. Sul lago ghiacciato iniziarono a viaggiare i camion. Si costruì anche una ferrovia che continuò ad andare fino al disgelo, con gli ultimi convogli che avevano già le ruote nell’ acqua. Poi Stalin capì che se avesse ceduto Leningrado si sarebbe aperta una gravissima breccia nel fronte nord e anche il collegamento tra Mosca e i porti dell’ Artico sarebbe stato interrotto. Così la «via della vita» sul lago Ladoga venne tenuta aperta a qualsiasi costo.
Il 18 gennaio del 1943, dopo durissimi scontri, le truppe sovietiche riuscirono a rompere l’assedio di Leningrado; le truppe di Hitler furono espulse dalla città dal generale Georgij Konstantinovic Zukov. Tra i sovietici, civili e militari, si contarono circa 1.2 milioni di morti.
Con la sconfitta di Leningrado Josif Stalin dimostrò che la Germania nazista non era in grado di conquistare l’Urss. L’effetto propagandistico del fatto fu enorme. Dopo la sconfitta di Rommel a El Alamein in Egitto, si ebbe un’altra dimostrazione che Hitler non era più inarrestabile e la Wermacht non era più un esercito imbattibile. È da El Alamein e Leningrado che inizia la fine del III Reich.
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FOTO DAL WEB


Massimo Bernacconi é l’anima di Candidati Senza Voce, nonché l’elemento trainante…