AGI – “La pandemia ha riproposto la centralità della scienza per le nostre vite e per la nostra società. È il silenzioso lavoro dello scienziato a fare la differenza tra la morte e la vita, tra la disperazione e la speranza.
Vale per lo sviluppo di vaccini e di medicinali, come per la lotta al cambiamento climatico. Senza ricerca non può esserci innovazione, e senza innovazione non può esserci progresso”. Lo ha detto il presidente del Consiglio, Mario Draghi, al termine della sua visita ai Laboratori Nazionali del Gran Sasso.
“La ricerca deve essere al centro della crescita dell’Italia. Con il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza investiamo oltre 30 miliardi in istruzione e ricerca – ha detto il presidente del Consiglio, Mario Draghi – Finanziamo fino a 30 progetti per infrastrutture innovative di rilevanza europea – ha aggiunto Draghi – nei prossimi 4 anni, destiniamo 6,9 miliardi di euro alla ricerca di base e applicata. A dicembre abbiamo pubblicato bandi, che si sono chiusi questa settimana, per un totale di circa 4,5 miliardi di euro. Finanzieranno cinque Centri Nazionali, gli Ecosistemi dell’Innovazione territoriali e le Infrastrutture di Ricerca e di Innovazione”, ha aggiunto.
“La ricerca scientifica è rigore, entusiasmo, visione – a servizio della collettività e delle generazioni future. Per troppi anni, l’Italia non ha saputo accompagnare i suoi scienziati con la convinzione che meritano. Molti di loro sono partiti – non per scelta ma per costrizione. Troppo pochi sono arrivati a portare qui le loro competenze, la loro passione”. Ha aggiunto il premier Draghi, al termine della sua visita ai Laboratori Nazionali del Gran Sasso.
“Colmare questi ritardi richiede coraggio, determinazione, ma – come ha ricordato oggi il Professor Parisi – soprattutto necessita di continuita’. Tocca a noi tutti prenderci cura della scienza, come la scienza si è presa cura di noi”, ha concluso.
Impegno del governo è partire da giovani
“Il nostro obiettivo è favorire il progresso scientifico e coinvolgere le nostre migliori competenze”, “l’impegno del Governo è partire dai giovani ricercatori”. Ha sottolineato il presidente del Consiglio, Mario Draghi.
“Il numero di nuovi dottori di ricerca in Italia è calato del 40% tra il 2008 e il 2019, ed è oggi tra i più bassi nell’Unione Europea. Per invertire questa tendenza, raddoppiamo il numero delle borse di dottorato, dalle attuali 8-9 mila l’anno a 20mila, e ne aumentiamo gli importi”, ha aggiunto.
“Finanziamo circa 2.000 nuovi progetti di giovani ricercatori sul modello dei bandi europei. E riformiamo i dottorati di ricerca per valorizzare il titolo anche al di fuori della carriera accademica, e formare competenze di alto profilo nelle principali aree tecnologiche”, ha concluso Draghi.
Donne ancora ai margini, invertire rotta
“Realizzare il pieno potenziale della ricerca vuol dire puntare su chi è stato spesso ai margini di questo mondo: le donne. Per troppo tempo le posizioni di vertice nella ricerca scientifica sono state appannaggio degli uomini”. Ha spiegato Draghi.
“Oggi sono molte di più le ricercatrici italiane che si affermano ai massimi livelli – ha aggiunto Draghi – penso a Lucia Votano – che è qui con noi – la prima donna a dirigere i Laboratori del Gran Sasso. E a Fabiola Gianotti, direttrice del CERN e coordinatrice del progetto che ha portato alla scoperta del bosone di Higgs. Un numero sempre maggiore di scienziate guida progetti che spingono in avanti le frontiere della ricerca. Questi Laboratori, dove otto su 14 responsabili di progetto sono donne, costituiscono un esempio per tutti”.
Draghi ha aggiunto che “sono però ancora troppo poche le ragazze che scelgono studi scientifici. Tra le giovani immatricolate nelle università italiane, solo una su cinque sceglie le cosiddette materie “STEM” – scienza, tecnologia, ingegneria e matematica – la metà circa degli uomini.
Si tratta di diseguaglianze che partono da lontano, addirittura dall’infanzia. Lo ha ricordato nel 2010 un’altra grande scienziata, Margherita Hack, parlando dell’importanza di aver avuto genitori che non le avevano trasmesso comportamenti legati a stereotipi di genere”.
“Per promuovere la partecipazione femminile al mondo delle scienze e della tecnologia dobbiamo intervenire lungo tutto l’arco dell’istruzione, dalla scuola all’università. Investiamo oltre un miliardo di euro per potenziare l’insegnamento delle materie STEM, anche con l’obiettivo di superare gli stereotipi di genere – ha concluso Draghi – Come previsto dalla Strategia nazionale per la parità di genere, puntiamo a portare la percentuale di studentesse in discipline STEM almeno al 35% degli iscritti. Di questo tema si è discusso nella scorsa settimana, in occasione della Giornata Internazionale delle Donne e delle Ragazze nella Scienza. Questo dibattito deve portare al più presto a risultati concreti”.